La Laga Meridionale. Per la Costa Sola fino al Monte di Mezzo di Campotosto

Ma si va oppure no? Un’intera settimana bagnata da pioggia incessante, le previsioni per il weekend cambiano giorno dopo giorno, forse sabato è meglio…no domenica mattina c’è una finestra di tregua… Si arriva a venerdi con precipitazioni nevose in corso, sabato continua, e domenica si prevede neve a 800 metri di quota. Intanto le temperature di un Gennaio dal sapore autunnale crollano il giorno prima l’escursione. La meta programmata è quel Monte di Mezzo che fa da balcone al Lago di Campotosto, terrazza provilegiata per godere da vicino la maestosità del Gran Sasso, da una prospettiva tra le più suggestive. Il groppone dei partecipanti si assottiglia dai 12 iniziali a 4, causa problemi logistici delle auto e sagge valutazioni riguardo personali condizioni di forma fisica. Perché sarà comunque una giornata imprevedibile, con possibili rovesci nevosi, vento forte in cresta, quindi alcuni compagni optano per la rinuncia. Siamo dunque quattro, Maurizio, Giuseppe, Davide e io. L’idea iniziale era di un percorso a/r dalla diga del Rio Fucino, ma la disponibilità dell’auto di Giuseppe mi fa pensare ad una traversata, una U rovesciata, con partenza dal cimitero di Campotosto e arrivo all’albergo abbandonato, in fase di ristrutturazione. Ci incontriamo alle 08:15 a Campotosto noi, tirrenici, e Giuseppe, dall’adriatico, per una nuova rimpatriata nei luoghi dove la passione ci accomuna: le amate montagne appenniniche.Davide e Maurizio sono euforici, è la loro prima invernale sopra i 2000 metri, armati di piccozza e ramponi ma soprattutto di voglia di montagna. Giuseppe e io ci ritroviamo dopo la memorabile Direttissima Invernale al Monte Amaro. Iniziamo il cammino costeggiando il rio/fiumiciattolo, tra neve soffice ma non troppo alta. Il cielo è grigio ma siamo consapevoli di avere di fronte una giornata con grande variabilità meteo. Ci scambiamo pareri sulle peculiarità dei monti della Laga: la classica doppia personalità, versanti orientali dolci e morbidi declivi, gli occidentali irti, creste severe e infinite, ricoperte di boschi che ne aumentano l’impervietà. E proprio il percorso odierno voleva saggiare una di queste creste, la Costa Sola, che parte dalla piana di Campotosto ricoperta di boschi, e a circa 1800 metri d’improvviso si mostra nella sua interezza, con una cresta bianca, sorprendentemente ripida e ingaggiante. Nel frattempo vedo che Maurizio fa fatica a tenere il passo, infatti all’attacco della cresta a 1800 ci comunica la sua decisione di tornare indietro, causa alcuni dolori e non smagliante condizione fisica. Decisione che si rivelava molto saggia, in vista delle previste fatiche della giornata. Siamo abbastanza tranquilli, Maurizio è un uomo di una certa età, preparato a situazioni del genere, il percorso al ritorno è abbastanza agevole ed evidente, quindi ci salutiamo, e ci apprestiamo ad iniziare l’ascesa della ripida cresta. Le masse d’aria grigie cominciano ad addensarsi, ora il vento soffia deciso, e il pendio s’impenna. Decisamente una bella impegnativa salita. Finalmente, in prossimità della vetta, il cielo si apre in un blu pastello, e ci regala la visionedella lunga dorsale Nord che dalla Laghetta culmina con il Gorzano. Alle nostre spalle il lago in tutta la sua interezza mentre a Ovest il gruppo del Terminillo brilla d’argento per il contrasto dei raggi solari con il plumbeo cielo. Ma la sorpresa ce l’abbiamo quando raggiungiamo la cima del Monte di mezzo, quando lo sguardo volge verso Sud-Est: Il gran sasso si mostra vanitoso tra la nebbia, che a tratti ne denuda la bellezza. Rimaniamo lì, fermi, a contemplare quel miracolo della natura.. Mangiamo qualcosa, osserviamo la sorprendente cresta di costa sola, appena salita, e ripartiamo alla volta della seconda vetta della giornata, la Montagnola, posizionata al termine della cresta Nord del Monte di Mezzo. Una foto di fretta e via verso il traverso che ci porterà sul Colle del Vento. Le condizioni meteo sono ora difficili, il vento è impetuoso, inizia a nevicare e la visibilità si riduce a pochi metri. Con il supporto del fidato GPS riusciamo a raggiungere la cima del colle del vento, ma siamo costretti a ripartire veloci giù per la lunga cresta che ci porterà verso la piana del Coppo. A questo punto accade un fenomeno particolare quanto inquietante: la neve copiosa che scende e le nuvole ad altezza d’uomo riducono la visibilità a tal punto che non riesco più a distinguere il terreno dal cielo, tutto è bianco, un bianco abbagliante, che non riesco a vedere nemmeno il punto dove poggiare il piede nell’avanzare, non riesco a capire se il terreno sale o scende: il classico effetto “appiattimento visivo”. Il fenomeno ha la durata di circa un minuto, e si ripete più volte. Curioso ma stressante. Con una buona dose di calma avanziamo lentamente, cercando mantenere, nei pochi momenti di visibilità, la linea del versante della cresta. Finalmente giungiamo all’inizio del bosco, dove la nebbia si dirada, e in breve raggiungiamo la piana del Coppo, immersi in in un ambiente d afiaba. I sentieri ora si biforcano, uno diretto verso la diga di rio Fucino, l’altro, il nostro, verso il Sentiero Italia e Campotosto. In discesa su comodo tragitto prendiamo una deviazione a sinistra, che in breve ci porta sulla strada asfaltata, ricoperta della neve appena caduta. Una escursione non lunga tecnicamente non complessa, ma che le condizioni ambientali e meteorologiche hanno reso molto vivace e suggestiva, per il continuo alternarsi dei panorami, dei colori e dei contrasti.